
(DALLA RELAZIONE DI CONSULENZA TECNICA PRESENTATA DALLA DIFESA DELLA FAMIGLIA MOTTOLA) – CONCLUSIONI SUL BRIG. SANTINO TUZI:
- Nel caso che si ritiene altamente probabile che rasenta la certezza, cioè il brig. Santino Tuzi
uomo e carabiniere onesto, fermo, attento, rispettoso della Legge, coraggioso e coerente,
riteniamo che MAI E POI MAI egli avrebbe acconsentito a favorire un omicidio e/o un altro
tipo di reato – sia a danno di Serena Mollicone, sia di altra tipologia – anche su pressione del
m.llo Mottola; MAI E POI MAI se avesse sentito il rumore al piano superiore dell'aggressione a
Serena non sarebbe intervenuto; MAI E POI MAI avrebbe avuto timore delle ipotetiche e non
dimostrate/dimostrabili minacce del m.llo Mottola contro di lui e i figli per indurlo a tacitazione
testimoniale e quindi avrebbe MAI avrebbe tradito il giuramento di fedeltà alla Legge. Quindi,
Tuzi non vide Serena entrare in Caserma CC ma, per i motivi rappresentati nella presente
relazione specialmente dal dr. Delli Compagni, lo ha dichiarato.
Nel caso, invece, che riteniamo altamente improbabile, cioè un Tuzi sleale, pavido, egoista,
corruttibile e disonesto – premesso che non si comprende cosa possa avere indotto lui ed altri
due carabinieri a tradire il giuramento di fedeltà alla Legge, in quanto si deve valutare che le
minacce dovevano essere rivolte in momenti e modi diversi a tre carabinieri e a tre famiglie
(Quatrale, Tuzi e Suprano: 5W? + 1H?), che non poteva esserci enorme dazione di denaro da
parte del m.llo Mottola ai tre, che non intuisce quale sorta di ricatto il Mottola poteva attivare
verso i tre – è impensabile e illogico che egli il 28 marzo 2008 sveli agli Inquirenti la “segreta
verità” per poi confidare a Quatrale di non avere “rivelato nulla”, per poi andare a ritrattare il 9
aprile 2008, per poi, in seguito al colloquio con la Torriero e (forse) con altri, abbia deciso la
ritrattazione della ritrattazione finale... per poi suicidarsi due giorni senza “sistemare le cose” e
durante un colloquio con la sua ex amante che lo respingeva.
- Lo stato mentale del Tuzi era già compromesso antecedentemente alla data del 28/29 marzo
- 2008; sicuramente era afflitto da uno stato ansioso generalizzato di natura endogena;
- Il tono dell’umore era deflesso, con rallentamento del pensiero e confusione mentale;
- L’escussione del 28/29 marzo ha peggiorato il suo stato mentale;
- L’escussione del 9 aprile, per durata, per drammaticità e per i risultati avuti, nonché per il
- confronto con la Torriero, ha ulteriormente aggravato la già precaria situazione psicologica del
- Tuzi;
- In entrambe le escussioni il Tuzi si è trovato in uno stato eteronomico che lo ha spinto a
- concordare le richieste e le dichiarazioni degli inquirenti;
- I suoi ricordi non sono attendibili;
- I racconti del Tuzi sono state solo conferme delle richieste, mentre i ricordi sono rievocazioni
- inquinate da modificazioni avvenute a posteriori;
- Che le modalità di escussione, stante le registrazioni, per modalità dei dialoghi, per le tecniche
- usate, per le parole scelte, hanno sicuramente influenzato e orientato le dichiarazioni del Tuzi;
- In seguito a tali eventi il Tuzi è entrato nel triangolo negativo di Beck, visione negativa di Sé,
- del mondo e del futuro;
- Il suicidio del brigadiere Tuzi è conseguenza di uno stato mentale alterato (stato ansioso
depresso) su cui sono convogliati diversi fenomeni ulteriori che non sono stati gestiti e assorbiti
in modo adeguato (fine della storia con la Torriero e situazione giuridica difficile);
- Il suicidio è interpretabile come suicidio difensivo, ovvero contro una situazione psicologica
- insostenibile;
- L’idea suicidaria da parte del Tuzi era presente nella sua mente da diverso tempo;
- Secondo la MACREV, l’evento ingresso di SM in Caserma CC di Arce risulta impossibile.
In tutto ciò, occorre sempre tenere a mente che essendo Tuzi un soggetto “onesto, fermo,
coerente, con alto senso della LEGALITÀ, tutore dell’ordine”, MAI E POI MAI - se avesse
assistito a un reato (entrata della Mollicone nella caserma e percezione dell’aggressione ai suoi
danni) - avrebbe permesso tale reato.
Successivamente avviene qualcosa però che necessita di un approfondimento maggiore data la
complessità del comportamento: Tuzi ritratta. Ritratta ciò che ha detto, dicendo, fra l’altro, che in
fondo non è sicuro dei ricordi. Anche in questo caso sa che sicuramente ha commesso un reato. Lo
ha ponderato. Ritrattare significa una incriminazione seria per false dichiarazioni. Ha diritto a un
avvocato e lo chiede. Ma non gli viene concesso. Tuzi entra in una condizione simile a quella che
viene definita “TILT”, una sorta di stato confusionale. E’ agitato, preoccupato, viene rilevato a più
riprese. L’avvocato difensore non gli viene concesso ed è solo di fronte a persone che non hanno
nulla da temere, hanno una posizione di vantaggio per numero, per esperienza, per cultura, per gradi
militari, per sede e per gerarchia. La posizione di chiara dominanza altrui non permette a Tuzi di
difendersi, né di esercitare il proprio diritto di difesa che gli viene negato. Si verrà a creare una
situazione in cui il brigadiere necessariamente aderirà a ciò che gli veniva chiesto in una condizione
di “obbligo sociale” e di convenienza personale.